INTERVISTA con Manuel Pezzi
Manuel Pezzi vive a Campodenno, è il più grande di 8 figli, ha 25 anni ed è laureato in Ingegneria meccanica. Attualmente lavora in un’industria di componentistica per auto a Leifers. Ricopre il grado di Oberleutnant della Schützenkompanie “Bepo de Miller” Nonsberg/ Val de Non.
BG Online: La parola „Heimat“ non esiste in questo senso in lingua italiana. Come definirebbe questo termine? Qual’è il suo significato per Lei?
Manuel Pezzi: La parola Heimat per me rappresenta la patria in cui sono nato e cresciuto. Essa non è solo un luogo fisico, ma è come un terzo genitore, ciò da cui proveniamo e a cui ritorneremo. Le nostre montagne e il nostro paesaggio sono una presenza fisica che caratterizza la nostra Heimat, le danno un volto e un’immagine unica, ci danno delle emozioni che rendono quasi viva questa terra. Quando penso alla parola Heimat, il primo pensiero che mi viene in mente è la sensazione che provavo quando tornavo da Milano, dove frequentavo l’università, e vedevo le prime montagne del Tirolo, era come se mi aspettassero, sempre bellissime e uguali a quelle che vedevo da Bambino.
„BG“: Quali sono i motivi per cui il Welschtirol dovrebbe essere coinvolto nei movimenti indipendentisti in Südtirol?
I motivi sono gli stessi per cui il Sudtirolo dovrebbe ottenere l’indipendenza. Anche se dipende dall’idea di Stato che ognuno ha, chi pensa che uno Stato è fatto da chi parla la stessa lingua, allora il Welschtirol non dovrebbe essere coinvolto nei movimenti indipendentisti. Se invece l’idea è che uno Stato è formato da chi possiede la stessa cultura, la stessa storia e gli stessi valori di civiltà, allora io sono convinto che il Welschtirol debba essere coinvolto, anche perché questo darebbe forza al progetto di uno Stato indipendente. Ciò non toglie che saranno i Welschtiroler a decidere per il Welschtirol e i Südtiroler per il Südtirol.
„BG“: Che cosa è stato decisivo per la Rifondazione della Schützenkompanie „Bepo de Miller“?
Abbiamo fatto un percorso lungo ed importante, siamo partiti a fine 2011 con un semplice incontro pubblico in Val di Non per parlare di una compagnia schützen. La presenza di alcuni elementi della compagnia, che si sono dati da fare e hanno portato avanti con costanza l’idea di formare una compagnia, ha permesso di arrivare al giugno del 2012 a registrare la compagnia dal Notaio con 15 soci fondatori. La cosa bella è che i soci si sono fatti avanti spesso autonomamente, senza andarli a cercare. Per esempio io, studiavo a Milano e anche tramite internet ho maturato l’idea di entrare in una compagnia Schützen, questo nell’inverno del 2011. Ho quindi incontrato questo gruppo di persone con cui abbiamo intrapreso un percorso che ci ha fatti arrivare fino alla rifondazione di quest’anno.
„BG“: Cosa significa per Lei essere „Oberleutnant“ di una Schützenkompanie cosi giovane?
Gli schützen della Val di Non sono spesso ricordati nei documenti storici riguardanti le rivolte napoleoniche, per il loro eroismo ed il contributo di uomini. Inoltre prima dell’avvento del fascismo, la Val di Non contava circa 20 compagnie Schützen. Per questi motivi, essere Oberleutnant di una compagnia che è erede della storia e dei sentimenti degli schützen nonesi del passato, è davvero un immenso onore. Questo incarico mi ha di certo aiutato a crescere come persona e per questo devo ringraziare anche gli schützen della compagnia che mi hanno dato fiducia affidandomi questo incarico.
Tanti sono i modelli di onestà e coerenza nella compagnia che mi hanno aiutato a crescere come persona, ma uno in particolare è l’Hauptmann Marco Bertagnolli. Per tutta la compagnia è un punto di riferimento fondamentale, prima di tutto come persona umana e poi come Hauptmann ed è per me un onore essere il suo vice.
„BG“: Quali sono le Sue speranze per il Welschtirol?
La più grande speranza è che il Welschtirol abbia la possibilità di conoscere facilmente la propria storia e poi valutare con serenità cosa fare del futuro della propria terra. Troppe persone non conoscono la storia in Welschtirol soprattutto per colpa di un’istruzione scolastica scadente e spiegata dal punto di vista irredentista. Durante i discorsi con chi non conosce gli schützen, si capisce che mancano davvero le basi della storia. L’unica cosa positiva è che è facile dimostrare che la storia è stata insegnata in modo sbagliato, avvolte è sufficiente mostrare una foto di una vecchia compagnia schützen o uno scritto di diario di qualche soldato al fronte. C’è sicuramente tanto lavoro da fare.
„BG“: Che cosa prova, quando pensa alla prossima festa di Rifondazione della Schützenkompanie Val de Non?
Si prova una grande emozione, perché abbiamo fatto molti sacrifici ed abbiamo atteso tanto tempo per arrivare a questo traguardo. Il primo traguardo è stato creare un gruppo unito e coeso, il secondo avere i nostri costumi dopo un’attenta ricerca storica, i quali sono stati acquistati rifiutando il contributo provinciale. La rifondazione è l’ultimo traguardo prima di un nuovo percorso all’interno della Federazione delle compagnie del Welschtirol, dove potremmo collaborare con le altre compagnie dei vari Bund ancora più da vicino. Inoltre devo dire che è stato per noi un immenso onore sapere che la Ehrenformation sarà fatta dal Schützenbezirk Burggrafenamt – Passeier, come è stato un onore partecipare alla vostra Assemblea il 21 marzo. Per noi è stata un’iniezione di fiducia e questo ci ha dato forza per arrivare ancora più carichi alla Rifondazione del 30/31 maggio a Fondo, dove vi aspettiamo per una grande festa insieme.
„BG“: Grazie per l’ intervista e in bocca al lupo per la festa di Rifondazione.
Ich bin ein Suedtiroler (ein Bozner). Habe 2008 meine Heimat verlassen, aber nun, so wie „Manuel Pezzi“ sagt, will ich zu meinen Wurzeln zurueckkehren. Ohne meine Berge, meine Kultur und Tradition kann ich nicht mehr weiterleben.